sabato 14 novembre 2015

IRWIN SHAW ricordo di una voce dello star-system statunitense.

Voglio dedicare alcuni pensieri ad un grande scrittore americano, Irwin Shaw,
spesso accusato di essere melodrammatico o 'smielato', un suo soggetto servì tra i tanti
film a DUE SETTIMANE IN UN'ALTRA CITTA' di quel regista che possiamo considerare
la versione in celluloide della mente si Shaw: Vincente Minnelli (Padre di Liza).

Basterebbe che ogni individuo di grande successo pungesse la memoria di ogni spettatore
o di qualsiasi fan che gli stia incollato dietro, per assaporare l'amaro calice non dico del successo, ma di quello che abbiamo conquistato. Senza epica se si tratta di un modesto eroe quotidiano.

Il melodramma nel racconto sfrutta ciò che commuove fino a esaurire le lacrime. Per questo Carolina Invernizio, di cui Einaudi ha affermato voler pubblicare l'opera, venne sbertulata da Gramsci come una 'Gallina fornitrice di romanzi'. Ma si tratta di osservare senza interruzioni e distrazioni temporali tutta la vicenda di un classico processo del secolo, un dipanarsi di una saga familiare da premio nobel come avviene nella narazione principale di uno dei tipici casi di cronaca odierna.

Un altro autore che venne cestinato o mandato al macero fu Archibald Joseph Cronin, un medico che si dedicò alla scrittura creando il suo debutto nel romanzo, IL CASTELLO DEL CAPPELLAIO: il protagonista, avrete modo di rendervene conto, è della statura di un eroe negativo-protagonista assoluto- dikensiano. Ma Cronin presente con la versione de LA CITTADELLA (suo celebre racconto) nella versione in bianco e nero della televisione italiana degli Anni Sessanta, fu definito un maldestro miagolante di storie larmoyant in salsa scozzese. Il melodramma lascia solamente nella trama ciò che costituisce il destino passato di almeno un quarto o un quinto della popolazione.

Se la Invernizio è una Gallina che dire de I THIBAUD, un grande affresco di Ponson Du Terrail? Il testo del grande romanzo francese è trovabile solo in biblioteca, ma le oltre mille pagine non sono leggibili nei quindici giorni del regolamento concesso dal prestito a domicilio non sono sufficienti, onore al merito comunque delle Biblioteche pubbliche. Esse possono fornirci gli strumenti invidiabili
per analizzare la statura di un autore americano con cui chiudo questa errabonda meditazione sul melò, alludo a NELSON ALGREN autore de L'UOMO DAL BRACCIO D'ORO, la cui versione cinematografica fornì a Frank Sinatra l'Oscar perla drammatica interpretazione del batterista tossicodipendente incoraggiato a rialzare il suo sguardo sulla vita e a vivere coraggiosamente dalla fidanzata.

A NELSON ALGREN a cui K.A.Potter dedicò il suo fluviale e terribilmente grandioso LA NAVE DEI FOLLI, la speranza che un editore italiano riproponga l'opera omnia. Perché Hemingway e Faulkner o Steinbeck devono avere il monopolio culturale americano?

A proposito di cinema e letteratura come fatto rilevante nella materializzazione della fantasia letteraria in una materia ancora più audace e diafana come la celluloide, poche biblioteche pubbliche posseggono IL PORTO DELLE NEBBIE scritto da MAC ORLAN da cui fu tratto il celebre film con JEAN GABIN.

La fantasia, il melò, e nella nebbia di un porto nordico dove un destino fa baluginare la lama di un coltello, sono le spire melodiose e insinuanti che sembrano mostrarci una consapevolezza molto più esteticamente relativa e pronta a ribaltare i suoi valori estetici. Siamo il critico letterario di noi stessi, colla critica dovremmo operare lo scambio di un'opera per un'altra, come il bookselling di certi bar.

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