venerdì 24 aprile 2020

NOTTE DI RICORDI

E' tardi e siamo tutti reclusi da tempo, ma ora che la emergenza sanitaria si protrae da oltre un mese, vorrei tornare a osservare il mondo da dove sono nato, in un quartiere di Milano in una piccola casa dove un mattino vidi il corteo del Primo maggio e una ragazza agitava un ombrello gridando PRIMO MAGGIO ROSSO! e l'ombrello era dello stesso colore, sul balcone fumavo di nascosto le prime sigarette, ero piccolo e mi ero iscritto al club di topolino, aspettavo trepidante la spilletta, la tessera e altri regali inviati agli iscritti, un giorno feci un collage con dei fiori e mia madre entrò con un dischetto giallo minuscolo da incollare al centro del disegno. Il disegno era un fiore e il dischetto il centro con i pistilli. Quel fiore era raggiante di petali come gli anni dipartiti dall'infanzia verso lo spazio ignoto e quel mobile su cui studiavo, pieno di cassetti in cui nascondevo i miei segreti ora non c'è più. Ma le mie passioni e i sogni oggi dopo tanto tempo conservate nei cassetti della memoria sono pronti per diventare realtà. Anche se ho molti anni ricordo la giornata dello spettacolo di un grande comico di Hollywood, Danny Kaye di passaggio a milano, ma purtroppo mio padre non volle portarmici e io non insistei abbastanza. Nonostante non avessi assistito allo show di Danny Kaye anche suggestionato dal suo temperamento istrionico, veduto in tanti film, pensai di fare l'attore e recitai in numerosi spettacoli. Una sera mi parve quasi di scorgere tra il pubblico, la ragazza con l'ombrello rosso... ma era solo un flashback, in mancanza di lei pensai di cogliere un fiore con molti pistilli e i petali a raggiera, essi una volta staccato il fiore dal prato si irradiarono in mille direzioni. E i punti che furono toccati dalla loro caduta si illuminarono, e da quei punti di luce uscirono piano piano tutte le persone che oggi non ci sono più e che ho conosciuto in tanti anni, 
ALBERTO FAREGNA

sabato 29 dicembre 2018

Faber Faber Faber, ogni teatro schiaffa la faccia depressa del vecchio cantautore genovese sol proprio manifesto, io sono abituato a vedere ogni genere di linguaggio spettacolare o teatrale che dir si voglia ma non posso credere che si faccia uno spettacolo dedicato a De Andrè. Sulle tavole del palcoscenico vanno in scena i drammo dell'eterno problema del nascere e del vivere e del morire. A me non fotte una beneamata sega che voi brizzolati da pischelli cantavate sulle note di De Andrè e adesso credete di vivere gli stessi momenti quando urlavate VIETNAM VINCERA' neo cortei in attesa di limonare con qualche bambola in nome della vittoria del proletariato. Così è o per lo meno è stato anche se non vi pare. La memoria è nelle vostre mani, cambiate e ingrandite o ingigantite come volete.Tornare ai bei tempi è impossibile. C'è chi ha affermato (Gabriele Lavia) perfino che Eduardo De Filippo è troppo poco per un teatro, e va bene, sembra esagerato. Ma cerchiamo di alzare un po' il tiro tutti quanti o per lo meno andiamo più in profondità. Invece che andare a fondo. Non si esalta il valore della diserzione, dovrebbe essere punito come un reato.

mercoledì 5 dicembre 2018

Non posso rimpiangere la scomparsa del musicologo Pestalozza perché da comunista quale fu da sempre, denigrò un grande autore, GIANCARLO MENOTTI accusandolo di essere sdolcinato e colpevole di aver affrontato la scrittura musicale mediante l'utilizzo della tonalità. Questo metodo per Pestalozza diveniva obsoleto e esecrabile. L'antitonalità è prerogativa delle Avanguardie del Novecento e le Avanguardie sono per loro natura una punta estrema, non costituiscono una direttiva, una bandiera teorica da impugnare e utilizzare. L'antitonalità ha prodotto pochissima musica buona perché la novità del contenuto è stata un nocumento a scapito della ispirazione genuina e dell'originalità dell'estro. L'antitonalità ha soffocato spesso la personalità dell'autore sin dal suo maturarsi, per dar luogo non a opere di tizio o di caio ma a musica antitonale e basta.

martedì 2 febbraio 2016

Quanta letteratura emerge dal web grazie al'e.book... io sto lavorando a un romanzo, anzi sto lavorando UN romanzo. E la riscrittura costa fatica, la sostanza del lavoro è tutta lì.Quello che succede all'autore oggi è troppo somigliante a un gesto creativo che ricorda l'infanzia, la prima confidenza col mezzo. E' un manifestare l'entusiasmo del primo risultato, l'epidermica banale impressione di chi ha appena toccato con mano il miracolo del raccontare.
Ma quel che conta è scalzare e estrapolare le emozioni e le sensazioni del lettore.

Se ricordo quando ero bambino, penso a quell'acquarello ancora incorniciato sulla mia credenza, un disegno infantile che non vedevo l'ora di mostrare. Avevo scoperto la pittura.

Se penso al dattiloscritto degli Anni Novanta che portai a MARCOS Y MARCOS solo perché il suo capo, Zapparoli, era amico di un mio amico, e ricordo che qualche anno dopo affastellai inutili tentativi di miglioramento, culminati nella decisione di gettare il romanzo di quattrocento pagine nel cassonetto della carta.

A quei tempi abitavo a Figino, quartiere di Milano-ovest vicino all'Inceneritore AMSA...

I luoghi influenzano le decisioni degli scrittori.
Non vedevo l'ora di presentare le mie referenze letterarie.

Oggi accade lo stesso, la possibilità di finire su AMAZON in capo a quarantottore col proprio romanzo corredato di una fantastica copertina, è pura seduzione, c'è chi ormai è esperto della messa in web al punto di segnalare la pubblicazione del terzo, del quarto romanzo. Ma se lavorassimo SUI romanzi, come la buona norma di uno dei più utili esercizi di scrittura creativa prescrive, sapremmo che dobbiamo considerare i primi romanzi una semplice incursione letteraria per strutturare il nostro corredo di scrittori. Quando l'incursione dura anni, è l'apprendistato del più difficile lavorìo del mondo a prendersi il tempo che gli serve. Proprio così, lavorìo è la definizione idonea. La soddisfazione è sottoporre la spontaneità ad una miriade di trucchi ed espedienti retorici, che non uccidono la naturalezza. Un legno di cirmolo non muore certo sotto le sgorbie dello scultore.

sabato 12 dicembre 2015

UN RITORNO INCONSCIO AL PRIMITIVO E UN RECUPERO COSCIENTE DI QUEL CHE FU, VINTAGE

ECC ECCC ECCCC

Come è beata l'illusione di inventare senza la coscienza che torniamo all'antico, guai se il professore si infilasse nelle coperte calde dell'illusione di originalità mettendoci nel letto qualcosa di freddo, dicendo questo è già stato-

Nella canzone melodica italiana in generale dopo l'affondo di temi esistenziali e rivoluzionari, si credeva che i cantautori cosiddetti, professionisti poeti del libero scambio della rima, toccassero temi all'indomani del loro divenire universale. Uomini e donne posavano l'arma della guerra emancipatoria per sentir raccontare le loro gesta nella canzone.

Così un eroe medievale deponeva l'armatura e ascoltava il corso delle battaglie nei poemi cavallereschi e nelle canzoni dei 'trovadori'.

Oggi sappiamo che prima dell'impegno autoral-musicale, c'è stata la canzone anarchica e rivoluzionaria, che addirittura programmava e progettava gli atti poi compiuti dalle masse incoraggiate emotivamente all'empatia combattiva. Poi le canzoni successive hanno stigmatizzato le conseguenze dei rapporti umano.familiar-sentimentali di questi gesti. E' tutto riassunto in un CANTARE di cantiche dall'aspetto differente ma collegate in modo consequenziale.

Oggi nel RAP non c'è praticamente struttura, e questo favorisce una penetrazione da sciamano ai suoi adepti cancellando il classico modo d'ascolto dove l'ascoltatore ripete il motivetta. Si chiama 'musica non trascrivibile' secondo la classificazione della SIAE. E' prosodia? E' improvvisazione? Il RAP ha i suoi attributi di prostituzione post-ptoduttiva al sistema discografico come tutta la musica. Ma siamo alla prima invenzione al di là della scala melodica. Anche nel Cinema questo primitivismo incomsapevole traligna nelle sceneggiature del cinema eroticoUSA dove il dialogo si riduce a 30 minuti su 90 di film, e nelle case produttrici minori c'è uno script-soggetto senza nemmeno i dialoghi, come nel Cinema muto.

Una mia conoscente, erica Merlo designer diplomata a Brera recupera arredi e li trasforma a volte cancellando il loro passato esteriore altre volte con piccoli tocchi li sdogana come inutilizzati o PASSATI definendo non tanto il mobile come una cosa recente, ma definendo invece il concetto di attuale estetico attraverso lo stile successivamente impresso al mobile.





sabato 14 novembre 2015

IL MAESTRO ORLANDO

A quest'ora di domenica 15 novembre voglio indirizzarvi ad una televendita in onda sul canale 126 quasi tutte le sere, una rete fondata dalla famiglia Orlando antiquari in Versilia.

Quando capita si ascoltare le presentazioni di Alessandro Orlando, è come scorrere
le pagine più interessanti delicate e intriganti della migliore critica d'arte.

Poltrone Chesterfield, come dire mobili genericamente antichi? No, parla un vero e proprio maestro nel trasferire l'amore per un oggetto, per chi ha creato un oggetto, una cosa vivibile, in colui che la compra e la utilizza. Una poltrona Chesterfield modello Captain, è proprio quello che vorrei avere sotto di me mentre scrivo, fumo un sigaro o assaggio un distillato. E non è pubblicità, ma ricerca di un piacere di vita quotidiana come un valore dell'assoluto di ogni giorno.

Sì, Alessandro Orlando ci spinge a considerare e apprezzare il meglio delle ore della nostra esistenza contro l'ambigua maschera dello status-symbol, camminare su certi tappeti e osservare certi quadri è un puro piacere. Conosco molta gente che crede di vivere in una valle di lacrime per pura ignoranza, il bello gratifica, ma ci vuole una bussola che orienti lo sguardi sensuale della nostra mente.
ALBERTO FAREGNA

IRWIN SHAW ricordo di una voce dello star-system statunitense.

Voglio dedicare alcuni pensieri ad un grande scrittore americano, Irwin Shaw,
spesso accusato di essere melodrammatico o 'smielato', un suo soggetto servì tra i tanti
film a DUE SETTIMANE IN UN'ALTRA CITTA' di quel regista che possiamo considerare
la versione in celluloide della mente si Shaw: Vincente Minnelli (Padre di Liza).

Basterebbe che ogni individuo di grande successo pungesse la memoria di ogni spettatore
o di qualsiasi fan che gli stia incollato dietro, per assaporare l'amaro calice non dico del successo, ma di quello che abbiamo conquistato. Senza epica se si tratta di un modesto eroe quotidiano.

Il melodramma nel racconto sfrutta ciò che commuove fino a esaurire le lacrime. Per questo Carolina Invernizio, di cui Einaudi ha affermato voler pubblicare l'opera, venne sbertulata da Gramsci come una 'Gallina fornitrice di romanzi'. Ma si tratta di osservare senza interruzioni e distrazioni temporali tutta la vicenda di un classico processo del secolo, un dipanarsi di una saga familiare da premio nobel come avviene nella narazione principale di uno dei tipici casi di cronaca odierna.

Un altro autore che venne cestinato o mandato al macero fu Archibald Joseph Cronin, un medico che si dedicò alla scrittura creando il suo debutto nel romanzo, IL CASTELLO DEL CAPPELLAIO: il protagonista, avrete modo di rendervene conto, è della statura di un eroe negativo-protagonista assoluto- dikensiano. Ma Cronin presente con la versione de LA CITTADELLA (suo celebre racconto) nella versione in bianco e nero della televisione italiana degli Anni Sessanta, fu definito un maldestro miagolante di storie larmoyant in salsa scozzese. Il melodramma lascia solamente nella trama ciò che costituisce il destino passato di almeno un quarto o un quinto della popolazione.

Se la Invernizio è una Gallina che dire de I THIBAUD, un grande affresco di Ponson Du Terrail? Il testo del grande romanzo francese è trovabile solo in biblioteca, ma le oltre mille pagine non sono leggibili nei quindici giorni del regolamento concesso dal prestito a domicilio non sono sufficienti, onore al merito comunque delle Biblioteche pubbliche. Esse possono fornirci gli strumenti invidiabili
per analizzare la statura di un autore americano con cui chiudo questa errabonda meditazione sul melò, alludo a NELSON ALGREN autore de L'UOMO DAL BRACCIO D'ORO, la cui versione cinematografica fornì a Frank Sinatra l'Oscar perla drammatica interpretazione del batterista tossicodipendente incoraggiato a rialzare il suo sguardo sulla vita e a vivere coraggiosamente dalla fidanzata.

A NELSON ALGREN a cui K.A.Potter dedicò il suo fluviale e terribilmente grandioso LA NAVE DEI FOLLI, la speranza che un editore italiano riproponga l'opera omnia. Perché Hemingway e Faulkner o Steinbeck devono avere il monopolio culturale americano?

A proposito di cinema e letteratura come fatto rilevante nella materializzazione della fantasia letteraria in una materia ancora più audace e diafana come la celluloide, poche biblioteche pubbliche posseggono IL PORTO DELLE NEBBIE scritto da MAC ORLAN da cui fu tratto il celebre film con JEAN GABIN.

La fantasia, il melò, e nella nebbia di un porto nordico dove un destino fa baluginare la lama di un coltello, sono le spire melodiose e insinuanti che sembrano mostrarci una consapevolezza molto più esteticamente relativa e pronta a ribaltare i suoi valori estetici. Siamo il critico letterario di noi stessi, colla critica dovremmo operare lo scambio di un'opera per un'altra, come il bookselling di certi bar.